mercoledì 5 ottobre 2011

"Vedo". Di Paola Resta


(Da "Il corpo e i sensi nella scrittura creativa", laboratorio, aprile-maggio 2011)

Mi fermo ai tuoi occhi e ripenso al pregiudizio che avevo. Vedevo solo la calma, la calma di quel verde. Di un uomo che ha trovato serenità. Ma poi il taglio dei tuoi occhi è cambiato, si sono fatti più sottili. Sembrava di vedere un alone di furbizia, i tipici occhi furbi dei bambini quando han fatto una marachella. E allora sono andata oltre. Oltre anche al tuo corpo che nella sua grandezza mi dava pace. Ma tu non sei pace, sei passione, inventiva e appunto furbizia. La passione di chi ha ancora mille cose da fare, tante persone da conoscere, con cui parlare. E poi hai riso, bada bene non sorriso, proprio una bella risata sonora e lì ho visto un altro uomo. Un uomo che non si ferma alle prime difficoltà e che per quanto fragile, riesce a non mollare. Ho visto il tuo scrutarmi ma non riuscivo a concentrarmi su questo, mi urlavano in testa mille messaggi su chi eri, su cosa hai vissuto fino a ieri. Su cosa ti spinge a metterti in gioco con degli sconosciuti. Ti sei steso e osservare i tuoi occhi limpidi slegati dalla bocca mi ha fatto male. Non riesco a vederti separato. Tu sei tutto, non posso pensare di scegliere una sola parte. Non riesco a fare una selezione, mi sembra di offenderti, di castrarti. Ora ammetto che mi sono dilungata, è difficile non entrare nel profondo quando guardi una persona negli occhi per così tanto tempo. Non conoscendola, non avendola scelta come compagno. Occhi i tuoi che adesso dovrei rivedere. L'espressione mai acida, sempre accogliente di chi ingloba e non esclude. Non separa ma unisce. Non giudica ma osserva. Non ho guardato altro di te.

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